Le proprietà del peperoncino: gusto, benefici e curiosità

Le proprietà del peperoncino: gusto, benefici e curiosità

Il peperoncino è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanacee, la stessa che comprende anche le patate, i pomodori e le melanzane. In natura, ne esistono più di 3000 varietà diverse, ma commercialmente le specie più diffuse sono sei: il Peperoncino Comune e di Cayenna, Baci di Satana, Jalapeno, Poblano e Habanero, considerato fino al 2006 il peperoncino più piccante del mondo nella varietà Red Savina. In Italia, viene coltivata soprattutto la varietà di cayenna, in particolare in Campania e in Calabria. Nell’immaginario collettivo, le bacche del peperoncino sono rosse e di forma allungata, ma in realtà ne esistono moltissimi cultivar che si differenziano, oltre che per la piccantezza, anche per il colore, la forma e l’aroma dei frutti.

In Sudamerica e in India, le piante possono raggiungere il metro di altezza e sono perenni, mentre nei climi più freddi, come ad esempio in Italia, le coltivazioni sono annuali e gli arboscelli sono di piccole dimensioni. In alcuni casi, il peperoncino viene coltivato anche come pianta ornamentale per le sue foglie particolarmente lucide, i fiori bianchi e i frutti dai colori che possono andare dal rosso intenso al nero.

Una spezia antichissima arrivata dall’America

La storia del peperoncino ha origini antichissime. Infatti, secondo fonti archeologiche, veniva già coltivato in Messico oltre 6000 anni fa. In Europa si diffuse grazie a Cristoforo Colombo, che ne importò alcune piantine durante il suo secondo viaggio di ritorno dal continente americano.

Il nuovo prodotto suscitò un immediato interesse tra i regnanti e i nobili spagnoli che immaginavano di poter creare un’ottima fonte di guadagno, importando il peperoncino dalle Americhe, ma ben presto le speranze vennero disilluse, perché ci si accorse che le piante di peperoncino attecchivano e crescevano benissimo anche in molte zone d’Europa. Inoltre, il sapore pungente e piccante di questa nuova spezia non incontrava i gusti raffinati della nobiltà e divenne la “spezia dei poveri”, venduta a poco prezzo per esaltare i sapori delle pietanze al posto del sale e soprattutto per conservare i cibi più a lungo, grazie alle proprietà antibatteriche.

Il peperoncino in cucina tra sapore e tradizione

La piccantezza del peperoncino è uno degli stratagemmi naturali più antichi ed efficaci, escogitati dalla natura per garantire la sopravvivenza e la conservazione di questa pianta. Infatti, il tipico sapore piccante risulta particolarmente sgradito ai mammiferi che, mangiando i semi, li distruggerebbero completamente attraverso i processi digestivi. Al contrario, gli uccelli sono totalmente immuni al gusto piccante e hanno un apparato digerente che non distrugge i semi, pertanto sono il veicolo perfetto per la diffusione e conservazione delle piante di peperoncino attraverso le feci e il pasto.

Nel tempo, gli uomini hanno iniziato ad apprezzare il peperoncino come spezia per insaporire i cibi e, in alcune parti del mondo, è diventato uno degli ingredienti della cucina più tradizionale, come in Centro e Sud America, in Thailandia, nel Maghreb e in India. Nell’America precolombiana, veniva molto utilizzato nella preparazione della cioccolata calda, per intensificarne l’aroma e donare un po’ di piccantezza alla bevanda. In Italia, il peperoncino viene utilizzato principalmente per aromatizzare i piatti a base di carne, verdure o pesce, come base per la preparazione di gustose salse piccanti o di alcuni salumi tradizionali, soprattutto nelle regioni meridionali.

Ciò che conferisce piccantezza al peperoncino è una sostanza chiamata capsaicina, che è contenuta in ogni parte del frutto e in particolare nella cosiddetta “placenta”, ovvero la membrana bianca interna a cui sono attaccati i semi. La placenta si trova nella parte più alta del frutto ed è questo il motivo per cui la punta risulta meno piccante rispetto alla parte sommitale.

Ognuna delle oltre 3000 varietà si differenzia per il diverso grado di piccantezza dei suoi frutti. Per misurarne il livello, viene utilizzata una scala empirica chiamata Scala di Scoville, dal nome dello scienziato che l’ha messa a punto. Le Unità di Scoville sono l’unità di misura con cui viene valutata la piccantezza del peperoncino e vanno da un valore 0 del peperone dolce a 16 milioni della capsaicina pura. Nel 2013, il Carolina Reaper è stato dichiarato il peperoncino più piccante al mondo con oltre 2 milioni di Unità di Scoville e detiene il record per contenuto di capsaicina, seguito dal Trinidad Scorpion Butch, il Naga Viper, il Bhut Jolokia e il Seven Pod Douglah che arriva a circa un milione di unità. Questi peperoncini, di cui è vietata la vendita, sono talmente piccanti, da non poter essere maneggiati a mani nude, ma solo con guanti molto spessi in nitrile, per evitare qualsiasi contatto con la pelle e le mucose. Per rendere un’idea della loro piccantezza, il peperoncino calabrese, ritenuto molto piccante in Italia, arriva a malapena alle 20.000 unità.

La piccantezza del peperoncino è data dalla capacità della capsaicina di stimolare i ricettori della lingua, provocando una sensazione più o meno intensa di bruciore, che può durare anche a lungo. Per smorzare questo effetto fastidioso, è consigliabile sorseggiare un bicchiere di vino o latte, oppure mangiare formaggio, yogurt o pane. L’acqua non ha effetto sulla capsaicina, perché è una sostanza solubile solo in alcool, grasso o caseina. Il pane ha un ottimo effetto lenitivo, perché la mollica rimuove meccanicamente le particelle di capsaicina dalla superficie della lingua.

Infine, è ormai pienamente provato che l’utilizzo di spezie in cucina aiuti a migliorare il gusto delle pietanze, riducendo la quantità di sale, con effetti benefici tangibili sulla salute e sui valori pressori del sangue.

Il peperoncino, un prezioso alleato per la salute

Il peperoncino è un alimento dalle notevoli proprietà benefiche, perché contiene molte vitamine del gruppo C, E e B, sali minerali come ferro, magnesio e potassio e una buona percentuale di fibre alimentari. Inoltre la capsaicina è nota per i suoi effetti antibatterici, analgesici, antidiabetici, di controllo del colesterolo, termogenici e antitumorali. Per questi motivi, la capsaicina ricavata dal peperoncino, viene utilizzata nella cura di malattie cardiovascolari, gastrointestinali e respiratorie come l’asma, oltre che per ridurre il dolore provocato da alcune patologie come l’artrite reumatoide e il dolore neuropatico.

Oltre a ciò, la capsaicina agisce sui ricettori situati a livello del tessuto adiposo bruno, il quale ha la funzione di rilasciare il grasso sotto forma di calore, anziché di immagazzinarlo come scorta e quindi favorire il dimagrimento. La capsaicina è anche in grado di ridurre la produzione di grelina, un ormone prodotto dal pancreas, responsabile della sensazione di fame. In questo modo, l’appetito risulta ridotto e si è portati ad ingerire meno cibo. Non da ultimo, il peperoncino ha la capacità di accelerare il metabolismo basale, favorendo il mantenimento del giusto peso corporeo.

Per il suo colore e la sua forma, il peperoncino è da sempre considerato un afrodisiaco in grado di aumentare il desiderio, tanto che nel XVI secolo venne censurato dalla Chiesa. In effetti, la capsaicina può avere un effetto vasodilatatore che porterebbe un aumento della quantità di sangue nelle zone periferiche del corpo, tra cui quelle genitali. Inoltre, la vitamina E sembra stimolare la libido e la fertilità in entrambi i sessi, mentre le endorfine rilasciate dallo stimolo piccante, aumentano la sensazione generale di benessere.

Nonostante i numerosi effetti benefici, è consigliabile non eccedere mai nelle dosi di capsaicina per evitare di irritare eccessivamente le mucose gastriche e intestinali o la pelle, causando dermatiti e prurito. In alcuni casi, l’utilizzo di peperoncino è invece altamente sconsigliato, soprattutto in caso di patologie già di per sé infiammatorie come ulcere gastriche, morbo di Crohn, ragadi anali, cistiti e prostatiti, o in caso di cure fitoterapiche per la possibile comparsa di effetti collaterali negativi.

Il peperoncino porta fortuna

Al peperoncino sono legate tante leggende e superstizioni. Molte culture in tutto il mondo, tra cui l’Italia, attribuiscono a questo frutto proprietà magiche, elevandolo a vero e proprio amuleto.

Nel Sud Italia, i peperoncini sono conosciuti come “cornicelli”, veri talismani in grado di allontanare la malasorte, il malocchio e i pettegolezzi. Non è infatti raro trovare peperoncini sospesi tra le strade di Napoli oppure appesi a portachiavi e catenine, per favorire la protezione personale.

Nel Medioevo, il colore rosso aveva un doppio significato: da una parte simboleggiava la vittoria sui nemici e sul male, mentre dall’altra portava fortuna. I piccoli corni erano simbolo di fertilità sin dalle epoche più antiche, tant’è che venivano destinati alla dea Venere come offerta votiva. Il peperoncino riesce ad unire entrambe queste caratteristiche e pertanto il suo potere è decisamente forte e rassicurante: un perfetto alleato di gusto e un valido scudo contro tutte le avversità della vita quotidiana.

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